Lettera - Pasqua 2024
Santa Pasqua 2024 “Il nostro Redentore è risorto dai morti: cantiamo inni al Signore nostro Dio, Alleluia” (dalla liturgia) Carissimi Confratelli, con l’arrivo della Santa Pasqua desidero raggiungere idealmente ognuno di voi, ovunque... Czytaj więcej
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I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 8/14

I segni dei tempi
“Se il raccolto si guasta, la colpa è vostra. Ve l’ho fatto vedere l’anno passato con le patate; voi non ci fate caso. Anzi, quando ne trovavate di guaste, bestemmiavate il nome di mio Figlio. Esse continueranno a marcire e quest’anno, a Natale, non ve ne saranno più. Voi non capite, figli miei? Ve lo dirò diversamente.
(La bella Signora riprende, nel dialetto di Corps, dalla frase “Se il raccolto si guasta…” e prosegue:)
Se avete del grano, non seminatelo. Quello seminato sarà mangiato dagli insetti e quello che maturerà cadrà in polvere, al momento della battitura.
Sopraggiungerà una grande carestia.
Prima di essa i bambini al di sotto dei sette anni saranno colpiti da convulsioni e moriranno tra le braccia di coloro che li terranno.
Gli altri faranno penitenza con la carestia. Le noci si guasteranno e l’uva marcirà”.
Questa lunga frase del Messaggio di Maria a La Salette è conosciuta come “i segni dei tempi”; Maria infatti annuncia una serie di avvenimenti che accadranno, il cui esito nefasto si ripercuoterà sull’umanità.
Maria a La Salette nel comunicare con Massimino e Melania ha uno stile tipicamente biblico e questo passo in particolare sembra la descrizione dei vari flagelli raccontati nella Bibbia. Pensiamo alla “cacciata dall’Eden”, alle “dieci piaghe” che si abbattono sull’Egitto, e al duro rimprovero di Gesù alle città impenitenti (Mt 11, 21-24).
La Santa Vergine piange su noi e sulla nostra terra che è seminata più di zizzania che di buon seme.
L’opera di Dio viene guastata dalla nostra capacità distruttiva in opposizione alla Redenzione. La zizzania della nostra smania di possedere, di prevaricare, di godere, di protagonismo (che si sintetizza in una sola parola: il peccato) ci ha portato ad abusare del dono della “terra” per devastarla con un uso scriteriato fino a provocare effetti catastrofici: alluvioni, tracimazioni, frane ecc…
Maria piange perché vede noi, suoi figli, soffrire per delle “ferite” che ci siamo fatti e ci stiamo facendo da soli. Questo accade quando l’uomo, in adesione al male, si convince di poter fare a meno di Dio e sopravvaluta le sue capacità fino a modificare la natura, fino a pretendere di dominarla totalmente: basti pensare agli OGM, alle deviazioni dei fiumi, agli esperimenti nucleari o a quelli sulla genetica compresa quella umana.
La “Madonna contadina”, come viene chiamata in America latina la Vergine de La Salette, parla a dei contadini e, per farsi capire meglio, fa riferimento alle loro esperienze. I veggenti hanno sperimentato che cosa vuol dire vedere marcire il grano, raccogliere patate guaste: vuol dire fame. Vuol dire avere lavorato e sudato inutilmente e allora nasce la rabbia e la bestemmia che è il male-dire tutta l’opera di Dio. Dal male-dire ecco il male-fare “in parole, opere ed omissioni”. Accusiamo Dio dei nostri errori ma in questo processo ci condanniamo da soli.
Se avete del grano non lo seminate
E’ la perdita completa della speranza. Se non si semina, nemmeno si raccoglie, ma questo accade quando il nostro cuore è lontano dal volerlo fare per amore di Dio. A volte stropicciamo nelle nostre mani le opere della nostra falsa buona volontà e il raccolto sarà allora solo polvere se non c’è una sincera conversione.
Non possiamo distruggere la terra e sprecare il grano per poi chiedere al Signore di “darci il pane”.
Viene spontaneo il collegamento con l’Eucarestia, con il “pane di vita eterna”. Gesù dice “io sono il pane vivo disceso dal Cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,51).
“Sopraggiungerà una grande carestia”
Sembra che la Vergine si riferisca alla cronaca di questi giorni. E’ vero: c’è una grande carestia generalizzata che non ruota solo attorno all’economia ma coinvolge la situazione del mondo intero.
C’è crisi nelle famiglie che si disgregano, nei rapporti umani, nel mondo del lavoro. Ci sono focolai di guerre, violenze, tirannie, giovani senza un futuro che spesso esprimono aggressività, c’è una umanità che ha perso il senso del sacro e del morale, dove si vive alla giornata senza valori e senza rispetto per il prossimo.
La carestia porta l’emigrazione, pensiamo a Giuseppe e ai suoi fratelli in Egitto. Perché adesso non ci sono migliaia di africani che sbarcano ogni giorno in Europa? Persone cariche di dolore, di solitudine, di rimpianti, di nostalgia, di povertà, di speranza in una vita migliore che però nessuno può loro assicurare.
La Madonna piange sui bambini che essendo i più deboli sono quelli che maggiormente subiscono le conseguenze della denutrizione e muoiono. La strage degli innocenti non è finita. “Rachele piange i suoi figli…” (Ger 31, 15).
Le noci si guasteranno e l’uva marcirà
Perché marcisce l’uva? Perché i tralci non sono abbastanza forti. Gesù dice: “Io sono la vite e voi i tralci”. Chiediamoci allora che razza di tralci siamo che lasciamo marcire l’uva che dovrebbe essere il frutto del nostro operato? Come ci impegniamo a far conoscere e crescere la vigna del Signore? “Colui che dimora in me porta molto frutto” (Gv 15, 1-7). Dimorare in Cristo vuol dire santificarsi. L’immagine della vigna ricorda la storia narrata da Isaia; “Il mio diletto possedeva una vigna..” (Is 5, 1-7). Egli la vanga, la cura, la difende… ma la vigna dà uva selvatica. Noi siamo la vigna di Dio. Dio ci ama, ci protegge, ci guida. Ci manda Maria per esortarci ma noi usiamo male la nostra libertà e continuiamo a dare uva “marcia”.
E voi non ci fate caso
La Madonna mette in evidenza la nostra indifferenza per tutti questi avvenimenti. Riusciamo solo a lamentarci ma non siamo capaci di leggere “i segni dei tempi” perché non vediamo in tutto quello che sta accadendo un pressante invito alla conversione.
Dio ci ha dato doni come l’intelligenza e la libertà ma noi non li sappiamo usare. La nostra follia è quella di non accettare la Redenzione e di scegliere di non volere Dio.
Maria non ci minaccia, non ci sgrida, anzi piange e con tutta la tenerezza di una madre “ci avvisa”. Ci mette davanti alle responsabilità ed alle conseguenze che la nostra sbiadita fede e debole carità provocano. La Vergine è precisa nel suo parlare, ci chiede di CONVERTIRCI.

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