Settimo giorno – il cammino verso la giustizia
Gennaio 2021
Domenica – dono di Dio a tutta l’umanità
Messaggio di Maria: “Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo e non me lo volete concedere”.
Maria non parla da sola o a se stessa, lo fa partecipando alla missione di suo Figlio, Redentore del mondo. Come Serva del Signore, Maria utilizza le parole che esprimono la volontà di Dio di voler vedere gli uomini prendere sul serio i loro doveri di culto e adorazione del suo nome. Quando parla di sei giorni, ci ricorda la nostra missione di partecipare all’azione creativa attraverso il lavoro. Maria ci ricorda che il settimo giorno appartiene a Dio. Il settimo giorno che Maria ci ricorda non è quello degli ebrei che celebrano il sabato, come affermato nel Pentateuco, ma la domenica, il giorno in cui il Signore ha voluto liberarci dalle battute d’arresto del lavoro, dal circolo vizioso della produzione e del consumismo, per renderci consapevoli che siamo persone libere, dotate di una libertà che è il dono di Dio. Il settimo giorno diventa un giorno di giustizia. Ricordiamo che il termine “giustizia” appare nella Bibbia in contesti diversi e con sfumature che ne indicano di volta in volta un significato. Nel Libro della Genesi (Gn 15,6), troviamo il passaggio in cui si dice che Abramo “credette nel Signore, che lo accreditò come giustizia”.
“Giustizia” è la parola che nella predicazione dei profeti esprime in modo più significativo gli atteggiamenti dell’uomo chiamato alla solidarietà responsabile e alla condivisione fraterna nei confronti di coloro che, nella società di oggi, sono emarginati, deboli, prigionieri, indifesi e stranieri. Gesù dichiara la felicità di coloro che sostengono la giustizia: “Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia” (Mt 5,6). L’uomo diventa giusto dal momento in cui si rende disponibile a Dio ascoltando e osservando la parola proprio come accadde con i profeti, con Maria e con Giuseppe, il suo castissimo sposo, che nel Vangelo di San Matteo è chiamato “uomo giusto” (1,19). Facendo appello per il settimo giorno, Maria ci ricorda che siamo “i suoi figli in Cristo”; ci rivela l’unione intima della Madre con il Figlio, la partecipazione alla sua regalità; ci mostra che questo è il giorno della nostra giustizia davanti a Dio perché ci riuniamo per ascoltare la parola e per spezzare il pane (Atti 20,7-12). Maria ci chiede oggi più che mai di tornare alla sottomissione a suo figlio. Non sottomettersi a Cristo, dice la Madre in lacrime, “è ciò che rende pesante il braccio di mio Figlio”.
Il creato: dono per lavorare, contemplare e gioire
Quando Dio creava il mondo, nei primi tre giorni chiamava all’esistenza gli ambienti cosmici e terreni. Poi, negli altri tre giorni, adornava questi ambienti, terminando il sesto giorno con la creazione dell’uomo: maschio e femmina. Nel settimo giorno riposò. Questo, però, non era un riposo di Dio che si era stancato con l’opera della creazione, bensì era il riposo di Dio che voleva godersi le meraviglie che aveva creato. Alla creazione si possono attribuire tutte le qualità trascendenti individuate da San Tommaso (la bellezza, la bontà e la verità): l’Universo e la Terra sono bellissimi, verissimi e perfettamente armonizzati.
E se i giorni della creazione indicano le tappe del tempo, non necessariamente di 24 ore ciascuno, allora l’ultimo giorno – la settima tappa – può durare fino alla fine del mondo. Perché c’è tanto da ammirare!
In questo contesto affiora la parola della Bella Signora nel Messaggio: “Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo e non me lo volete concedere”. Se interpretiamo questo rimprovero da parte di Maria nel contesto del riposo, inteso come ammirazione, allora sarebbe giusto rievocare qui quel canto di lode che Ella ha cantato per le meraviglie di Dio compiute nella sua vita, il Magnificat: “L’anima mia magnifica il Signore, perché grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”.
Sarebbe molto ingiusto, se noi considerassimo quel giorno soltanto come l’obbligo di partecipare alla Santa Messa domenicale. Dimentichiamo così che questo è il giorno della gioia riconoscente, condivisa con Dio nell’ammirazione della settimana passata, dell’esistenza del mondo di Dio e della nostra partecipazione in quel tempo. In virtù della grazia di Gesù siamo in grado di respingere la funesta impressione che la vita sia brutta e piena di fatiche a causa dai nostri peccati, nonché possiamo contemplare e ammirare la bellezza, la bontà e la verità che abbiamo sperimentato nei sei giorni passati.
Dio continua a fare “grandi cose” nella vita quotidiana di ciascuno di noi. Se non intravediamo quell’aspetto della nostra vita sulla Terra, allora non conosceremo neanche il motivo della nostra partecipazione alla Santa Messa domenicale.
Maria che era andata da Elisabetta per condividere la gioia della concezione del Figlio di Dio, vuole anche condividere la stessa gioia con ciascuno di noi. Vuole aiutarci a cantare con gioia come figli di Dio, consapevoli della verità, della bontà e della bellezza che provengono da Dio.
Cominciamo, quindi, a riposare nell’ammirazione del Dio misericordioso, il quale non si scoraggia per il fatto che noi continuiamo a non sapere come comportarci la domenica. Seguiamo l’esempio di Maria e in ogni Eucaristia domenicale, insieme a Lei, rendiamo omaggio a Dio, che Gli è giustamente dovuto.
Eusébio Kangupe MS
Karol Porczak MS