La Vergine e la bestemmia
“Anche i carrettieri non sanno che bestemmiare il nome di mio Figlio”. Il non rispetto del giorno del Signore e la bestemmia sono le due cose che appesantiscono il braccio di mio Figlio.
Nel libro della Genesi Dio incarica l’uomo di dare un nome a tutti gli esseri viventi (Gen 2, 19-21). Dio stesso si dà un nome che Lo identifica. Rivela il suo Nome a Mosè presentandosi prima come “il Dio di tuo padre Abramo”…(Es 3,6) poi come “Io Sono”. “Il popolo di Israele non pronuncia il nome di Dio per rispetto alla sua santità. Nella lettura della Sacra Scrittura il Nome rivelato è sostituito con il titolo divino “Signore” (“Adonai”, in greco “Kirios”). Con questo titolo si proclamerà la divinità di Gesù: “Gesù è il Signore” (CCC209). Il Salmo 8 recita “O Signore, o Signore nostro quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra…”.
I genitori quando sono in attesa di un figlio scelgono con cura ed attenzione il nome da dargli. Per Maria e Giuseppe non è stato così: “darai alla lice un figlio e lo chiamerai “Gesù”. Sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di David suo Padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine” (Lc 1, 31-33).
Gesù significa “Dio salva” e in quel nome è racchiusa, quasi riepilogata, la sua Missione redentrice.
Maria a LA SALETTE
La Vergine apparendo a La Salette si rifà, come è nel suo stile, alla Sacra Scrittura ed in particolare al secondo comandamento: “Non pronuncerai il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano” (Es 20,7).
Esplicitamente dice: “I carrettieri non sanno che bestemmiare il nome di mio Figlio”. Essi rappresentano coloro che fanno un lavoro duro, pesante. Sono persone segnate dalla fatica e si trovano spesso in situazione di grave difficoltà. Tutto ciò può facilitare, anche se non giustificare, il ricorso ad espressioni colorite, spesso intercalate da bestemmie, quasi a formare un legame negativo fra uomo carro ed animale. Ancora oggi, infatti, si dice: “bestemmia come un carrettiere”.
La Vergine non dà e non vuole dare un giudizio negativo su una categoria di lavoratori che, al giorno d’oggi è praticamente estinta, ma comunque ne evidenzia il comportamento.
La bestemmia è una vile ribellione contro Dio, Gesù Cristo, la Vergine e tutto ciò che è sacro. E’ non accettare i limiti che la natura ci impone. E’ incolpare l’Altissimo dei nostri fallimenti, delle nostre disgrazie, è sentirsi impotenti di fronte a chi è l’Onnipotente.
I moderni carrettieri
Chi sono i carrettieri oggi? Coloro che incolpano Dio di essere l’origine delle loro avversità senza rendersi conto che sono causate da loro stessi o comunque da altri uomini.
C’è da domandarsi allora se offende più Dio chi “insulta” o chi attraverso ingiustizie o vessazioni ha messo il prossimo in condizione tale di disagio, da provocare reazioni verbali scomposte.
La bestemmia è veramente una stupidità, infatti non procura alcun vantaggio a chi la pratica e nessun danno alla Persona alla quale è indirizzata. Grava però come pesante colpa sull’anima.
La Vergine piange anche per la nostra indifferenza quando vediamo dileggiare il nome di suo Figlio e il suo, in spettacoli, ironici e blasfemi, con l’unico scopo di suscitare ilarità, oppure quando assistiamo al proliferare di un filone letterario che denigra e mette in dubbio i dogmi più sacri del nostro Credo.
Noi cristiani battezzati “nel nome del Padre”, dovremmo prodigarci per onorarLo. Gesù stesso ci ha insegnato a pregare: “sia santificato il Tuo nome”.
Vi sono molte persone che hanno come intercalare, legato nella maggior parte delle volte a forme dialettali, espressioni offensive nei confronti del Sacro. Persone che in preda all’ira offendono il Santo Nome, forse non rendendosi nemmeno conto di quello che dicono; persone arrabbiate più con loro stesse che con Dio.. in queste situazioni la gravità della bestemmia viene minimizzata, quasi deresponsabilizzando chi la dice.
Dio comprende perché è Padre misericordioso… ma la gravità di simili comportamenti non può essere dimenticata quasi derubricandola di ogni colpa o negatività.
D’altra parte non è razionalmente pensabile che una persona coscientemente maledica il proprio padre o la propria famiglia. La figura del padre, anche nel significato laico, è quella che ci dà il senso di appartenenza e che ci testimonia quali siano le radici sulle quali si sviluppa la nostra vita.
Quando sentiamo dire parole ingiuriose contro ciò che è sacro dovremmo avere il coraggio di dimostrare apertamente il nostro disappunto e comunque di recitare una preghiera riparatrice. E’ un modo per lenire il pianto di Maria ed alleggerire il braccio di suo Figlio al quale Dio “donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: Gesù Cristo è il Signore a gloria di Dio Padre” (Fil 2, 9-11); “in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati” (At 4, 12).