Al termine dell’incontro si sono delineati i 7 aspetti che "caratterizzano" l'impegno di vita del laico salettino:
1) TESTIMONIANZA DI VITA, il laico salettino si impegna per essere un esempio di vita cristiana in famiglia, sul posto di lavoro, nel contesto relazionale e in tutte le situazioni di vita in cui si trova.
2) ATTENZIONE AI SEGNI DEI TEMPI il laico salettino è attento ai segni dei tempi, non solo ai grandi momenti della storia della vita, ma a tutti gli eventi della vita quotidiana.
3) PROMOZIONE DELLA SPERANZA il laico salettino si fa promotore di speranza in un mondo in cui manca la speranza e che ha paura del domani (vedi messaggio di Giovanni Paolo II al vescovo di Grenoble il 150 ° anniversario dell'Apparizione)
4) TESSITORE DI COMPASSIONE E DI RICONCILIAZIONE il laico salettino "soffre con" (compassione) , si preoccupa e si prende cura della sofferenza e del peccato degli altri.
5) LIEVITO DELLA PASTA il laico salettino è consapevole di poter essere come il “lievito nella pasta” in tutte le situazioni in cui vive.
6) CONVERSIONE PERSONALE il laico salettino è chiamato a vivere una continua conversione personale.
7) PROMOTORE DI VOCAZIONI il laico salettino si impegna per le vocazioni attraverso la preghiera e l'azione per la loro promozione.
Conferenza per Laici Salettini al III Incontro Europeo a Dębowiec
Sarebbe meglio vedere questo tema da un altro lato. Come risuona nella DSCh il messaggio di La Salette. Oppure, quali sono gli elementi comuni del messaggio di Maria e del messaggio della Chiesa nella sua Dottrina Sociale?
Per approfondire questo tema, diamo prima uno sguardo al contesto dell’evento di La Salette e poi alla DSCh. Infine cercheremo di trovare che cosa hanno in comune.
Prima di tutto La Salette è un fatto accaduto prima della formulazione e della promulgazione della DSCh. Tale Dottrina, come la conosciamo oggi, è relativamente recente. Dunque i possibili riferimenti che cerchiamo non sono di natura storica, ma piuttosto di carattere morale e ancor più di carattere pratico.
Quale è il contesto sociale dell’evento de La Salette?
L’Europa a partire dagli anni 1830 vede una grande crescita dell'industria, però con un effetto di sovrapproduzione: non era possibile vendere i prodotti, nonostante il calo dei prezzi. Molte fabbriche furono costrette a chiudere. I lavoratori nelle fabbriche lavoravano 12-16 ore. Anche i bambini. La qualità di vita dei proletari era scandalosa. Ma non potevano protestare. In tutto il continente cresceva la disoccupazione. La classe operaia rivendicava pane e lavoro. Gli anni 1845-46 videro cattivi raccolti, specialmente in Francia, Irlanda, Boemia e Galizia dove si diffuse un’estesa malattia della patate; i prodotti agricoli cominciavano a scarseggiare ed il loro prezzo saliva vertiginosamente. La crisi aggravò anche la speculazione: alcuni acquistavano alimentari all'estero, nei paesi dove costava di meno, per poter poi venderli in Europa; ma molti rimasero invenduti a causa dei forti prezzi provocati dai costi di trasporto.
Si assiste alla presenza di diffusi moti rivoluzionari in molti stati (Francia, Italia ed anche Polonia, la quale allora non esisteva sulla carta di Europa).
Carlo Marx insieme a Federico Engels, dal 1843 a Parigi, redigevano la loro teoria antropologica e filosofica, che spiegava la storia del mondo e dell’uomo come pura storia dell’economia.
Nel 1846 viene eletto papa Pio IX. All’inizio, con l'amnistia di più di 1000 prigionieri, fu chiamato papa liberale. Ma egli si orientò piuttosto sul versante conservatore.
Il 1846 nella storia dell'Europa è un tempo di cambiamenti importanti.
Polonia: insurrezione a Cracovia; insurrezione in Prussia (dal 21 Febbraio al 4 marzo 1846); insurrezione nell’Impero Austro-Ungarico e nella Russia zarista; insurrezione dei contadini nella Galizia (Rzeź galicyjska)
Quale influenza potrebbe avere questa situazione sul villaggio de La Salette?
I problemi di questa regione non erano più grandi degli altri, ma non erano neanche senza importanza. Non possiamo però dire che La Salette fu scelta dalla Provvidenza perché aveva più bisogno della conversione. La gente a Corps e a La Salette frequentava allora la Chiesa forse di più che oggi; a Corps esisteva il gruppo di preghiera del cuore di Maria, che pregava per la conversione della gente. Questo è importante, perché il Messaggio dell’apparizione non è rivolto solo ai cittadini di quel villaggio, ma a tutti.
Sembra che nella zona rurale, in montagna, i problemi dell'industria e della classe operaia non avessero influenza. Ma gli eventi della metà del XIX secolo si riflettono anche in quei villaggi lontani dalle grandi città. Le città crescono: molta gente lascia i villaggi per cercare lavoro nei centri industriali. La gente condivide le idee e condivide le preoccupazioni. I giornalisti e i giornali iniziano ad avere un ruolo sociale e culturale importante.
Come ci dice la Madonna, la malattia delle patate riguardava anche quella regione. La Route Napoleon o Strada di Napoleone, su cui era situato il paese di Corps, era praticamente la rete internet di quell’epoca. Tutte le idee passavano attraverso le carrozze. Dunque gli abitanti di quelle zone non erano lontani dalle idee di Parigi e dei diversi paesi.
L’Apparizione a La Salette provoca l’interesse di tanta gente, anche nelle grandi città. Interessa anche la gente nobile. Crea domande, trova ascolto tra tanta gente, ma provoca anche reazioni e argomenti contrari alla sua veridicità. Per alcuni fu una voce diretta del Cielo, per altri fu una menzogna. La Chiesa per cinque anni è stata in silenzio. Mentre aumentava il numero dei pellegrini, nacque un gruppo di missionari diocesani, che a partire dal contenuto del Messaggio, non ancora approvato dalla autorità ecclesiastica, lo presenta come una risposta ai mali della epoca.
La Salette è una grazia per la Chiesa, ma anche un insegnamento esplicativo, morale, per i fedeli. Però non ha un carattere ampio, esaustivo; soprattutto, non è provocato da un evento concreto, da un grande peccato. Dio non risponde subito e direttamente alla malvagità della gente, né usa il contrappeso dell’elenco dei peccati e della ricetta per ognuno di essi.
Non voglio dire che il Messaggio di La Salette è fuori del contesto della situazione di quel tempo e della sua gente; ma che è un messaggio che parlando la lingua e usando i simboli di quel tempo lo oltrepassa, aprendosi al futuro.
Quali furono i motivi dell'intervento divino? Tenendo presenti le circostanze e il Messaggio possiamo dire:
- per prima cosa, Dio stesso cerca coloro che si allontanano da Lui. Ama gli uomini: li tratta come figli, rispetta la loro volontà, non vuole che vivano come gli animali (cani);
- in secondo luogo, l’indifferenza per la morte e la resurrezione di Gesù; si viveva come se Gesù non fosse morto sulla croce per i nostri peccati e come se Dio non lo avesse risuscitato il terzo giorno;
- in terza battuta, il conseguente allontanamento dall’eucaristia domenicale, dalla preghiera personale e dalla testimonianza pubblica della fede (il digiuno);
- infine, l’adesione al Maligno e alle sue opere: la bestemmia del nome di Gesù, mettere Dio sul banco degli imputati come primo e unico responsabile delle sofferenze umane, il burlarsi della religione.
La Salette ha provocato tante conversioni: molta gente si confessava sul luogo dell’apparizione, l'effetto positivo era visibile. L'insegnamento della Madonna a La Salette non ha cambiato la dottrina della Chiesa: ha richiamato il Vangelo, perché solo il Vangelo dà un volto e un cuore alla Chiesa. È importante la promessa della Vergine: «Se si convertono le pietre diventeranno mucchi di grano». C'è una coincidenza tra il Creato e il cuore dell'uomo: l'uomo convertito, con la fede nel cuore, può cambiare positivamente il mondo, può cambiare l’ambiente, può facilitare la vita. Con questa promessa viene detto tutto ciò che costituisce la vocazione e la missione della Chiesa.
Abbiamo visto il fatto e il significato dell’apparizione a La Salette. Passiamo ora ad esaminare la natura della DSCh.
I. Cos’è la dottrina sociale della Chiesa?
A. Prima di tutto, quel che essa non è.
- Non è una terza via. Non è una proposta economica o politica, non è un "sistema"… Anche se offre una critica, ad esempio, del socialismo e del capitalismo, non propone un sistema nuovo, una via di mezzo. Non è una soluzione, sia per il campo politico, sia per quello economico o sociale, ma piuttosto una dottrina morale, che sboccia dalla concezione cristiana dell’uomo, dalla sua vocazione – in Cristo – all’amore e alla vita eterna. Forma una categoria a sé.
- Non è una utopia, nel senso di un ideale sociale impossibile da raggiungere. Non intende descrivere un paradiso terrestre, dove l’uomo possa raggiungere la sua perfetta realizzazione.
- Non è nemmeno un pragmatismo, un conformismo o una rassegnazione davanti alle realtà difficili della vita.
- Non è una dottrina fissa, statica, ma piuttosto in continuo sviluppo. Certo, i princìpi fondamentali non cambiano, poiché sono radicati nella natura umana che non cambia e nella Rivelazione di Dio definitivamente attuata in Cristo una volta per tutte, ma le applicazioni si adattano alle nuove circostanze storiche di tempi e luoghi.
B. Cos’è dunque DSCh?
- È l’accurata formulazione dei risultati di un’attenta riflessione, alla luce della fede e della tradizione ecclesiale, sulle complesse realtà dell’esistenza dell’uomo, nella società e nel contesto internazionale
- È un insieme di princìpi di riflessione, di criteri di giudizio e di direttrici di azione, il cui scopo principale è interpretare tali realtà, esaminandone la conformità o difformità con il Vangelo
- È un insieme di orientamenti per l’evangelizzazione della società e di tutte le realtà temporali
Il contenuto
Ha una triplice dimensione
Contiene:
(1) principi e valori fondamentali: prende i suoi princìpi dalla teologia e dalla filosofia, con l’aiuto delle scienze umane e sociali che le completano. Princìpi: la dignità della persona, il bene comune, la solidarietà, la partecipazione, la proprietà privata, la destinazione universale dei beni... Valori fondamentali: la verità, la libertà, la giustizia, la carità, la pace, la famiglia, il lavoro...
(2) criteri di giudizio: su sistemi economici, istituzioni, strutture; Esempi: giudizio della Chiesa sul comunismo, il liberalismo, la teologia della liberazione, il razzismo, il fenomeno della globalizzazione, il salario giusto, ecc.
(3) orientamenti per l’azione: Non è una deduzione logica dei princìpi, ma frutto anche dell’esperienza pastorale della Chiesa e del discernimento cristiano della realtà. L’opzione preferenziale per i poveri, il dialogo, il rispetto per la legittima autonomia delle realtà politica, economica e sociale. (Vedere Gaudium et spes, 67-70).
Quale è il senso e quale è lo scopo della DSCh? Vuole forse la Chiesa imporre nuovamente, anche se in maniera diversa, il suo potere temporale e sottoporre tutti a un governo ecclesiastico? Vuole privare la gente della libera scelta? I nemici della Chiesa presentano la DSCh come un mezzo per raggiungere questi obiettivi. Ma questo non è vero. È disinformazione. Per rendersene conto, basta leggere l’introduzione del Compendio:
«...La Chiesa non possa cessare di far sentire la propria voce sulle res novae, tipiche dell'epoca moderna, perché ad essa spetta di invitare tutti a prodigarsi affinché si affermi sempre più una civiltà autentica protesa verso la ricerca di uno sviluppo umano integrale e solidale».
2 «In quest'alba del terzo millennio, la Chiesa non si stanca di annunciare il Vangelo che dona salvezza e autentica libertà anche nelle cose temporali, ricordando la solenne raccomandazione rivolta da san Paolo al discepolo Timoteo: “Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero” (2 Tm 4,2-5)».
I credenti non possono cedere alla pressione dell’opinione pubblica e tacere la verità: sì, è vero che Dio ha creato il mondo; sì, è vero che Dio ha messo in questo mondo la sua logica, il suo pensiero; sì, è vero che il Figlio di Dio è diventato partecipe di questa esperienza che noi chiamiamo vita e condizione umana. La tolleranza e il rispetto non significano negare la nostra fede.
Noi non possiamo dire che la morale, le regole di convivenza sociale, le regole del Creato toccano solo le persone credenti: esse riguardano tutti, nessuno escluso.
Ma devono essere proposte al mondo (questo è il compito della Chiesa) e non imposte con la forza.
Avete notato che La Madonna ha “sbagliato” atterraggio a La Salette di qualche centinaio di metri? Perché non è apparsa in mezzo all’assemblea del comune di La Salette? Perché non è apparsa durante la campagna elettorale per la scelta del governo? Perché il suo messaggio è una proposta. Nel Vangelo, Gesù ha sempre detto: «Se qualcuno vuole venire dietro a me…». Il Vangelo stesso è una proposta. E Gesù ha anche detto: «Chi ascolta voi, ascolta me» (Mt 10,40). In quel “voi”, che indica la Chiesa di tutti i tempi, c’è anche Maria, che della Chiesa è modello e madre. Non a caso, a La Salette, Lei ha detto: «Se si convertono…». La Chiesa parla sempre con il se: «Se vuoi…». La Chiesa parla con il linguaggio di Gesù. La DSCh fa parte di questo invito: ci dice cosa occorre fare se vogliamo seguire Gesù, se vogliamo essere la sua Chiesa, frutto dell’amore di quel Dio che non vuole che gli uomini vivano come i “cani”, ma piuttosto come suoi veri figli e fratelli tra loro.
La verità universale e immutabile che tutti gli uomini sono chiamati, in Cristo e grazie a Cristo, a vivere come veri figli di Dio e fratelli tra loro in virtù del dono e dell’azione permanenti dello Spirito, non può essere taciuta dalla Chiesa. Essa la deve sempre proclamare e mai imporre. La deve proclamare con la sua vita evangelica. La DSCh è un mezzo attraverso cui la Chiesa cerca di rispondere alla domanda su che cosa renda “evangelica” la vita degli uomini e delle società. La DSCh perciò non è un dogma, ma dipende dai dogmi ed è sottomessa ai dogmi, in primo luogo quello della volontà salvifica universale di Dio.
Se la Chiesa non fosse in grado di dire che cosa oggi rende “evangelica” la vita degli uomini e delle società, ciò significherebbe che la Chiesa per prima non crede nella verità della Rivelazione di Dio in Cristo. La DSCh, quindi, è uno strumento necessario e indispensabile per testimoniare pubblicamente la volontà salvifica universale di Dio. È uno strumento per vivere “evangelicamente” l’oggi della storia del nostro mondo.
La DSCh indica, con i suoi princìpi e valori fondamentali, con i suoi criteri di giudizio e con gli orientamenti per l’azione, il legame indissolubile tra le realtà invisibili e quelle visibili. A causa della volontà salvifica universale di Dio, il mondo dell’uomo è chiamato a diventare immagine del Regno di Dio. Nessuno è escluso da questa chiamata. Tutti possiamo e dobbiamo rispondervi. Davanti ad ognuno c’è il sì della fede o il no dell’incredulità. Sia l’uno che l’altro sono scelte che comportano delle conseguenze.
L'uomo non può vivere senza esser cosciente delle conseguenze delle scelte fatte. Le conseguenze riguardano sia la vita terrena sia la vita futura. La vita spirituale e la vita “mondana” sono collegate molto più di quel che ci sembra. Esiste certo la giusta l'autonomia delle cose terrestri (45,46 DSCh), vale a dire la gradualità del loro sviluppo. Ma questa autonomia non significa che le cose create non dipendono da Dio, e che l'uomo può fare con esse qualsiasi cosa.
La cultura occidentale ormai da molti secoli tende alla separazione della fede cristiana dalla vita quotidiana: «La Chiesa non deve intervenire nella politica»; «La fede appartiene puramente all'ambito privato»; «No allo Stato teocratico».
Se la fede cristiana significa un dovere imposto dall’esterno con la forza, una costrizione, un peso, una limitazione della libertà e della scelta, una realtà illogica e irrazionale, allora anche i cattolici devono opporsi a questo modo di pensarla. Non vogliamo che la nostra fede sia vista così.
Per questo dobbiamo da una parte purificare e spiegare che cosa è la fede vera e da dove nasce; dobbiamo cioè ritornare sempre a Gesù Cristo e al suo Vangelo; dobbiamo lasciarci educare dallo Spirito a comprendere dove e come si manifesta il Regno di Dio, e quale sia il suo cammino. Dall’altra parte, occorre comprendere a fondo i problemi sociali, i problemi pubblici, le esigenze del bene comune, la dignità della persona umana, il valore della vita. Tutto ciò non può essere affrontato senza coscienza, senza fede, senza proprie convinzioni fondate su argomenti seri. L'uomo senza coscienza, senza fede in qualsiasi valore superiore a lui stesso, è un robot, non un uomo vero. La politica e l’impegno politico si fondano sulla fede e sulla ragione. Non sulla fede senza ragione o sulla ragione senza fede; ma nel dialogo dell’una con l’altra. La DSCh indica la cornice e i passi di questo dialogo.
Alla fine, una breve sintesi: che ha in comune La Salette con la DSCh?
Non è possibile comparare allo stesso livello due realtà diverse. Non era il mio scopo. Ho voluto piuttosto presentare la DSCh perché l'apparizione è ben conosciuta dai Laici Salettini. Ma tutte e due vanno nella stessa direzione. Ambedue sono segni di empatia di Dio e della Chiesa verso il dolore che subiscono l'uomo e il Creato. L’apparizione vuole confermare la Chiesa nella verità delle sue origini evangeliche, la DSCh vuole rispondere a molte domande relative al che cosa significhi vivere “evangelicamente” nell’oggi del nostro mondo globalizzato.
L’una e l’altra sono un richiamo al senso originario della vita. Entrambe mostrano il legame indissolubile tra il mondo dello spirito e il mondo materiale. Ambedue sono proposte fatte all’uomo e possono essere accolte o rifiutate.
Ciascuna ha il suo modo di esprimersi. L’apparizione usa il linguaggio e i simboli tipici della profezia; la DSCh utilizza il linguaggio razionale delle scienze teologiche, filosofiche ed umane.
P. Henryk Przeździecki MS