Una storia da raccontare

Agosto 2021

Raccontare fa ardere il cuore

L’arte di narrare storie esiste dagli albori della civiltà umana. Narrare storie per educare e intrattenere è un’arte antica presente in ogni cultura. Le storie hanno plasmato le visioni del mondo e i valori di ogni civiltà.

Non è un caso che ancora oggi, molti dei più conosciuti speakers motivazionali continuino a sottolineare la rilevanza e l’importanza del saper narrare storie come parte essenziale di una comunicazione verbale efficace e coinvolgente.

Tutti noi, almeno una volta, abbiamo sperimentato il potere evocativo di “buone storie”. Le “buone storie” mantengono desta la nostra attenzione, stimolano le nostre emozioni e i nostri sentimenti, ci aiutano a ricordare e, quando ci coinvolgono in prima persona, finiamo per condividerle. Giustamente, il poeta americano, romanziere, drammaturgo, saggista e professore d’inglese alla Duke University, Edward Reynold Price (1 febbraio 1933 – 20 gennaio 2011), ha affermato che “il suono della storia è il suono dominante delle nostre vite”.

Le storie impregnano l’intera Bibbia e sono il fondamento dello stile di comunicazione di Gesù. Sia che camminasse per le strade della Galilea con i suoi discepoli o predicasse alle folle, Gesù di Nazareth predicava e condivideva il suo messaggio attraverso “l’arte del racconto”. Non è una coincidenza che Matteo ci ricordi che la narrazione era la tecnica preferita di Gesù quando parlava alle folle (vedere Mt 13,34). Sì, Gesù sembra essere un abile story-teller. È interessante notare che quando fu chiesto al noto scrittore americano Mark Taiwan chi fosse il più grande story-teller della storia, egli abbia risposto Gesù di Nazareth.

Non solo Gesù ha fatto un grande uso dell’“arte del racconto” per parlare del Padre e del Suo Regno, ma ha anche utilizzato un linguaggio scevro e semplice richiamando costantemente l’attenzione a realtà ordinarie e quotidiane, quali per esempio uccelli, fiori, monete perdute e molti altri oggetti ordinari con cui le persone del suo tempo (sacerdoti, farisei, dottori della legge, pescatori, agricoltori, etc.) potevano facilmente entrare in relazione.

Con le sue storie penetranti Gesù è stato in grado di catturare l’attenzione del suo pubblico, ispirare la loro immaginazione e comunicare un messaggio convincente, capace di trasformare e cambiare vite intere. Con la sua “arte narrativa” Gesù ha saputo rivelare il volto misericordioso del Padre e toccare le corde più profonde di quanti lo ascoltavano. Non è pertanto un caso che molti di coloro che hanno ascoltato le sue storie hanno poi deciso di seguirlo, diventando parte della sua storia. Di generazione in generazione, seguendo l’esempio del Maestro, i suoi discepoli hanno raccontato, proclamato e predicato la Buona Novella, la storia della bontà e della misericordia di Dio incarnata in Gesù il Cristo.

Le ultime parole di Gesù al Geraseno “Torna a casa tua e racconta quello che Dio ha fatto per te” (Lc 8,39) incoraggiarono l’ex-indemoniato ad andarsene e proclamare in tutta la città ciò che Gesù aveva fatto per lui. A La Salette, la “Bella Signora” ha investito i due pastorelli, Massimino e Melania, con la missione di raccontare la storia del loro incontro con Lei. Anche questa storia, come quella del Figlio, è stata tramandata di generazione in generazione. Entrambe le storie hanno trasformato una grande moltitudine di uomini e donne. E noi, Missionari di Nostra Signora di La Salette, siamo i beneficiari di entrambe le storie: non per custodirle gelosamente, ma per raccontarle e farle risuonare nella vita ordinaria dei fratelli e delle sorelle che incontriamo lungo il nostro pellegrinaggio terreno verso la Gerusalemme celeste. Oggi come ieri, sia la Chiesa che il mondo hanno bisogno di sentire raccontate entrambe le storie. E tanto la Chiesa che il mondo hanno bisogno di ascoltarle raccontate proprio da coloro che sono stati trasformati personalmente, sia dal Figlio che dalla Madre.

Maria racconta di suo Figlio

Se i veggenti avevano il dovere di trasmettere la gloriosa apparizione agli abitanti delle vicinanze di Corps, la preoccupazione di Maria, madre del divino redentore, è ricordare alla Chiesa il suo dovere di essere messaggera della Buona Novella della salvezza. Pertanto, l’interesse della Signora in lacrime non è tanto l’esaltazione del suo nome, anche se merita questo onore. La Madre della Chiesa appare per ricordarci la sottomissione come premessa fondamentale per meritare le grazie che suo Figlio ci ha lasciato in eredità attraverso il suo abbassamento alla condizione umana che è culminato nello spargimento del suo sangue sulla croce.

L’apparizione di Maria a La Salette non è fine a se stessa; Maria intende risvegliare a tutti i battezzati, a cominciare da coloro che hanno maggiori responsabilità nella Chiesa, l’urgenza di annunciare il mistero del suo Figlio morto e risorto. Non si mette al centro del suo messaggio. Lo scopo della sua gloriosa apparizione, come ha già fatto durante le nozze a Cana, è quello di chiedere obbedienza a suo Figlio: “Fate tutto quello che vi dirà” (Gv 2,5).

Nel 2001 Giovanni Paolo II, nel suo messaggio per la Giornata Mondiale Missionaria, incoraggiò il popolo di Dio a mettersi in cammino per portare il Vangelo di Gesù a tutti i popoli. Quale storia, dunque, raccontare? Il crocifisso luminoso che Maria porta risponde esattamente a questa domanda, poiché è ciò che ha attirato maggiormente l’attenzione di Massimino e Melania a causa della luce emanava da lei. Questo mostra e conferma il grido missionario di Paolo quando dice che “mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso” (1Cor 1,22–23). È questa la storia-messaggio da raccontare fino all’ultima venuta di Cristo. Perché questa “grande avventura di evangelizzazione” sia effettiva, Giovanni Paolo II propone nuovi metodi, nuovi modelli e nuovi paradigmi. L’importante di questa missione comune a tutti è rendere presente la grazia del nostro Signore Gesù Cristo nella vita dei nostri fratelli e sorelle.

Fare memoria ci rende capaci di camminare vero un domani

Nella sua ultima raccomandazione rivolta ai veggenti a La Salette, ripetuta due volte nella lingua francese, Maria ha chiesto loro di comunicare «ciò» a tutto il Suo popolo (precisamente: «Eh bien, mes enfants, vous le ferez passer à tout mon peuple»). Quel “ciò” che per 175 anni veniva trasmesso, è contenuto nell’intero evento La Salette. Qui contano i dettagli : il Paese, nel quale l’apparizione è avvenuta (la Francia del XIX secolo); il luogo dell’apparizione (un villaggio nelle Alpi); il tempo (circa le 15.00 di sabato 19 settembre 1846); il tempo dopo i primi vespri della festa liturgica della Madonna Addolorata (celebrata nella III Domenica di settembre[1]); l’abito della Bella Signora, modellato su quello indossato dalle contadine della regione di La Salette, ed altri elementi dell’abbigliamento (il crocifisso con Gesù[2], le tenaglie e il martello[3], le due catene[4], le rose variopinte); poi la tristezza, il volto nascosto, le lacrime, il modo in cui Maria si comportava e si muoveva alla presenza dei ragazzi. Ma anche il Messaggio stesso e le due lingue, nelle quali esso era comunicato, la sorgente che era emersa ed era sempre attiva nel luogo, dove era apparsa la sfera di luce con la persona della Madonna seduta dentro, e infine il fatto che ambedue i ragazzi abbiano ricevuto segreti, di cui non hanno parlato nemmeno tra di loro.

Tutti questi elementi ci sono noti. Ne parliamo in ogni occasione possibile. Finché esiste la basilica della Beata Vergine Maria sul monte nei pressi del villaggio La Salette in Francia, e finché esiste la Congregazione dei Missionari di Nostra Signora de La Salette, sarà in vigore la continuità e l’attualità del messaggio della Bella Signora, comunicato a Melania e Massimino. La trasmissione del racconto su questo evento suppone una continuazione fino alla fine dei tempi, ma potrebbe essere terminata prima, se gli uomini si convertissero e con la loro condotta rendessero inutile il richiamo della Signora Piangente alla conversione e penitenza.

I veri figli spirituali della Madonna sicuramente considerano la conversione dell’umanità ai sentieri della Divina Volontà più rilevante dell’esistenza della Basilica della Madonna di La Salette e della stessa Congregazione dei Missionari di La Salette.

Un elemento rimane ancora irrisolto ed è oggetto di inutili polemiche: quale è la portata dei segreti affidati a Melania e Massimino?[5]

L’affidamento dei segreti costituisce un elemento importante nella trasmissione del racconto sull’evento a La Salette. Essi sono una garanzia che l’incontro aveva il carattere di mistero e quindi richiede rispetto. Non cerchiamo di scoprirne il contenuto, ma raccontando l’Apparizione accenniamo sempre alla loro esistenza, riconoscendo umilmente la nostra ignoranza circa il loro contenuto.

Flavio Gillio MS

Eusébio Kangupe MS

Karol Porczak MS



[1] La festa fu introdotta prima dai serviti. Dal 1667 cominciò a diffondersi in alcune diocesi. Papa Pio VII (1800-1823) nel 1814 la estese a tutta la Chiesa e assegnò la terza domenica di settembre come il giorno della festa. Poi Papa Pio X (1903-1914) la stabilì per il 15 settembre e in questa data è celebrata fino ad oggi.

[2] È da quel crocifisso che veniva la luce che formava tutta la figura di Maria, mentre Gesù stesso era vivo sulla croce, ma – come hanno detto i ragazzi – era ormai in agonia. Non aveva ancora la ferita nel costato destro, aperta con la lancia solo dopo la Sua morte.

[3] Questi strumenti si trovavano SOTTO le braccia della croce di Maria, e non SULLE sue braccia, come invece viene rappresentato nel nostro crocifisso missionario. Non si tratta di un problema tecnico, relativo al modo di fissarli, ma il loro posizionamento ha un valore simbolico.

[4] Una catena grossa con grandi anelli era appesa sulle spalle della Bella Signora, invece quello più piccolo sosteneva il crocifisso sul Suo petto.

[5] Sappiamo che nei commenti dei bambini circa la visione della Bella Signora era emerso un piccolo incidente, il quale conferma il fatto che nel momento, in cui ascoltavano i segreti, i bambini non erano né in estasi, né sordi. Quando Massimino ascoltava attentamente la Bella Signora, Melania non la udiva, ma in quel momento non dava segni di noia o impazienza. Essa aspettava con pazienza, non sentendo alcuna voce. Poi i ruoli si invertirono: quando Melania ascoltava la Bella Signora che le affidava i segreti, Massimino non sentiva la voce di Maria. Era annoiato e cominciò a lanciare piccoli sassi in direzione della Madonna, colpendoli con un bastoncino. Se fosse stato sordo, subito avrebbe notato che i sassi non facevano alcun rumore. Poi, davanti a Melania che lo rimproverava, si giustificava dicendo che nessun sasso toccò la Bella Signora. Sembra che Melania, e anche Massimino, ascoltando Maria siano stati sempre ben consci di quello che succedeva attorno a loro, non erano in estasi.

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