I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 6/14

Il lavoro e la festa
“Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo e non me lo volete concedere. E’ questo che appesantisce tanto il braccio di mio figlio”.
La riflessione su queste parole del Messaggio non può che prendere avvio dal terzo comandamento: “Ricordati di santificare le feste”, precisando che nella Bibbia non si parla di feste ma del “giorno del Signore” o del “Settimo giorno” (il sabato per gli ebrei, la domenica per noi cristiani), destinato da Dio al riposo dell’uomo (cfr Mc 2, 27-28). Nella tradizione della Chiesa l’importanza del Giorno del Signore trova una speciale sottolineatura in quanto richiama, anche nella sua cadenza temporale, la Pasqua o Resurrezione di Cristo.
Il riferimento biblico, spesso evidenziato nell’articolarsi del Messaggio, qui è evidente sia nel suo significato letterale che nella sua utilità applicativa. La richiesta, infatti, è chiara: non permette interpretazioni personalistiche, e può dirsi, se correttamente accettata, utile anche per il mantenimento dell’equilibrio psicofisico della persona che, infatti, non può utilizzare il tempo messogli a disposizione da Dio solo per l’impegno lavorativo o per vivere alla giornata, senza ritagliarsi uno spazio per la riflessione, per capire chi è, dove sta andando, per riposarsi serenamente in compagnia della sua famiglia, per vivere la carità. Il cristiano, poi, non sa immaginare una domenica senza Eucarestia.
La Madonna precisa che ci ha destinato sei giorni per le attività lavorative. Ma il “settimo” lo dobbiamo concedere a Dio per ringraziarLo di tutti i suoi doni e assolvere il precetto festivo che assume un forte significato comunitario, evidenziato dalla partecipazione alla Santa Messa. Specialmente in questo periodo, diventa doveroso pregare per chi si trova ad affrontare difficili situazioni lavorative, tra cui molti giovani sfiduciati e preoccupati per il loro avvenire.
… Mi sono riservata il settimo giorno e non me lo volete concedere
La Madonna si rammarica per la condotta di quelle persone che si ostinano a non seguire i consigli della Chiesa e ci ricorda che in fondo si tratta di un impegno concentrato in un solo giorno per provvedere soprattutto alle nostre esigenze spirituali, per pensare alla nostra conversione e per rafforzare i rapporti affettivi in famiglia e nella comunità a fronte dei sei giorni impiegati soprattutto per le nostre necessità materiali.
Alla luce del Messaggio salettino non si devono ignorare alcune recenti proposte mirate ad utilizzare strutture commerciali anche nei giorni festivi.
A Roma in un incontro di fedeli appartenenti a Parrocchie limitrofe si parlava di tale ormai diffusa prassi. Di fronte alle sacrosante critiche di alcuni presenti, una signora disse in tutta tranquillità:”Ma è così bello andare a fare le compere all’uscita della Messa!”.
Seguirono attimi di silenzio imbarazzanti, molti poi sottolinearono che l’apertura festiva dei negozi non facilita di certo la celebrazione della domenica come giorno dedicato a Dio e al riposo. Simili decisioni, ormai molto diffuse, mortificano la santificazione della domenica sia per la separazione dei vari componenti la famiglia, sia perché affievoliscono il senso cristiano della stessa. Occorre prendere atto che il guadagno non può essere il centro della vita dell’uomo ed elemento decisivo nel prendere posizione su qualsiasi argomento. Dalle pagine di questa rivista mariana, proprio ascoltando le parole di Maria, si estende un invito ai lettori di pregare perché sia posta fine a questa visione della vita difforme dallo spirito e dalla lettera del Messaggio che stiamo commentando. Come sottolinea Famiglia Cristiana (pag 38, n. 15/2012) “se la festa finisce e la domenica rischia di diventare un giorno come un altro… non sarà sufficiente a consolarci la possibilità di acquistare un paio di calze in ogni momento del giorno e della notte perché avremo rinunciato a quel settimo giorno che dà significato a tutti gli altri”. Non resta che recarsi negli esercizi commerciali, aperti nei giorni festivi, solamente in casi e circostanze veramente eccezionali.

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