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La Salette – quale volto di Dio?

La Salette – quale volto di Dio?

Ottobre 2020

Il volto Paterno di Dio…

La domanda che introduce alla nuova sezione è, dal punto di vista della Bibbia, paradossale. Paradossale perché, da un lato, l’interrogativo esprime l’innato anelito umano al trascendente, a una relazione con il divino, alla ricerca di Dio (vedi per esempio Am 5,4 e Sal 27,9; 42,3; 44,25; 77,2-3; 105,4). Non a caso, l’invocazione o la preghiera di poter vedere il volto di Adonai è uno dei motivi che attraversa tutte le pagine bibliche. 

Dall’altro, però, la Bibbia ci ricorda non solo che colui che “[…] vede Dio muore” (Es 33,20), ma che “Dio, nessuno l’ha mai visto” (Gv 1,18; 1Gv 4,12). Persino Mosè, del quale la Scrittura riporta che Adonai “[…] parlava […] faccia a faccia, come un uomo parla al suo amico” (Es 33,11), non beneficia del dono di vedere il volto di Dio. Infatti, la sua richiesta (Es 33,18) non viene esaudita: sul Sinai, Mosè vede soltanto le spalle di Adonai, ma non il suo volto (Es 33,23).

Appare chiaro quindi che, nell’economia della Storia della Salvezza depositata nelle Scritture dell’Israele biblico, Dio ha sì, un volto, ma lo cela all’umana visione. In breve, le pagine bibliche ci ricordano costantemente due tratti salienti di Adonai: il suo volto non si mostra, ma parla. Il volto di Adonai è sorgente di una parola che si indirizza all’uomo con l’intenzione di rivelarsi, di entrare in relazione, e di farsi conoscere (vedi l’esperienza dell’Israele biblico brevemente descritta dalle parole di Mosè in Dt 4,12). In secondo luogo, il volto di Adonai non lo si vede, ma lo si esperisce. A questo riguardo, malgrado la testimonianza dell’Israele biblico sia estremamente ricca e poliedrica, converge intorno a due dimensioni. Si tratta, infatti, di un volto che soffre-con (compassione) e che si pone al fianco di coloro il cui cuore versa in miseria (misericordia) – vedi per esempio Es 3,7; 34,7; 1Re 22,17; Sal 144,8; Mt 14,14; 15,32; Lc 7,13.

Con il Nuovo Testamento l’umano esistere è ora segnato da una novità: Gesù di Nazareth viene compreso essere colui che esaudisce l’umano anelito di vedere il volto di Dio. Nell’esperienza dei primi Cristiani, il Dio invisibile diviene visibile – incluso il suo volto – in Gesù di Nazareth. L’invisibile volto di Dio si umanizza nel figlio di Maria di Nazareth. E l’evangelista Giovanni ci ricorda questa inaudita novità proprio all’inizio del suo Evangelo, quando scrive: «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» (Gv 1,18).

Seguendo l’implicita logica giovannea, si può affermare che vedere il volto di Gesù di Nazareth è vedere il volto di Adonai, del Padre. E sebbene con parsimonia (Trasfigurazione, salita a Gerusalemme e Passione (Mt 17,2; 26,39.67; Mc 14,65; Lc 9,29.51.53), quando i quattro Evangeli menzionano il volto di Gesù, lo pongono sempre in relazione alla sua identità, ministero e missione. Si tratta di un volto che pronuncia, con fermezza, compassione e misericordia. 

Nel piccolo villaggio francese di La Salette, il gioco e il rinvio di volti continua. La Bella Signora parla faccia a faccia con Massimino e Melania. Come il volto visibile del Figlio rimanda al volto invisibile del Padre, così a La Salette, il volto della madre rinvia al volto del Figlio. Come il Figlio, il volto della madre, bagnato dalle delicate lacrime, pronuncia, con risolutezza, compassione e misericordia: «Avvicinatevi figli miei, non abbiate paura».

Il volto Filiale di Dio…

«Se il mio popolo non vuole sottomettersi,

sono costretta a lasciare libero il braccio di mio Figlio»

Il punto di partenza di tutto è il  primordiale che Maria dà al portatore del messaggio divino, l’Angelo Gabriele. Da allora, Maria si mette a disposizione di Dio come argilla in mano al vasaio. Ma più che argilla, Maria partecipa consapevolmente a questa missione nella sua condizione di “piena di grazia”. Per Maria il proprio Dio si mette nel cammino dell’incontro con l’uomo, contrariamente alla figura del figlio minore del vangelo che pentito ritorna imbarazzato alla casa paterna. Andare all’Incontro dell’uomo, cioè, venire al nostro incontro è proprio il carattere identificante dell’atto di Dio, attraverso le mediazioni. I profeti compirono con zelo la missione di rendere Dio presente all’interno della comunità umana. A questo punto, la Madonna, nelle sue apparizioni, non fa altro che compartecipare alla grandezza del cuore divino che, a tutti i costi, chiama l’uomo a scoprire il sentimento di Dio che è lieto di avere uomini con sé. 

La Salette rispecchia, in grande, il volto di Dio. Non tanto quanto montagna, anche se molti dei grandi eventi salvifici vissuti dal nostro Signore Gesù Cristo hanno molto a che fare con le montagne. Il messaggio di La Salette solleva in noi la decisione di tornare all’amicizia spesso spezzata a causa della mentalità dell’uomo contemporaneo che è orgoglioso di un cristianesimo vuoto di Cristo e del suo vangelo.

A La Salette, Maria si fa portavoce di un bellissimo messaggio incentrato sul Vangelo. Cioè, la Bella Signora non si proclama, prima di assumere come sue le parole che le sue labbra trasmettono. Basta guardare questo passaggio: «Se il mio popolo non vuole sottomettersi, sono costretta a lasciare libero il braccio di mio Figlio. Esso è così forte e così pesante che non posso più sostenerlo. Da quanto tempo soffro per voi! Se voglio che mio figlio non vi abbandoni, sono incaricata di pregarlo incessantemente e voi non ci fate caso. Per quanto pregherete e farete, mai potrete compensare la pena che mi sono presa per voi».

Tuttavia, è un intero messaggio pieno di tenerezza divina; è un messaggio trasmesso da una persona in grado di comunicare con gli esseri umani, come è successo ai presenti alle nozze di Cana, “fate tutto ciò che vi dirà” (cfr. Gv 2,5). È bello sapere che nel messaggio della Signora in lacrime sia troppo chiaro il volto di Dio che “persegue” amorevolmente le sue creature create a “sua immagine e somiglianza” (Gen 1,26). 

Più che aiutarci a contemplare il volto di Dio, il messaggio ci dà l’opportunità di guardare la madre di Gesù, sempre presente nella vita della Chiesa quale volto materno di Dio, perché «ci fa sentire sempre meglio la tenerezza del Signore». Infatti, d´accordo con Isaia, 49.15, Dio proclama che il suo amore per il suo popolo è materno ed è più grande di quello di qualsiasi madre per il suo bambino; dall’altra, questa categoria si adatta ai bisogni dei tempi attuali in cui Maria risponde rivelando il volto materno di Dio. È la volontà assoluta di Dio di inviare Maria nella storia umana come messaggera di preghiera, conversione e spiritualità: «Le mariofanie conoscono un’escalation in questo richiamo, perché in esse la Vergine passa dalle parole al pianto e probabilmente al sanguinamento. È un grido della Madre che assume i toni della profezia e dell’apocalittica per fermare i passi dissennati di tanta parte del mondo e per mostrare in lei il volto misericordioso del Dio amore» (S. De Fiores, «Apparizioni», in Maria. Nuovissimo Dizionario, EDB, Bologna 2008, I, 59.). 

Il volto Materno di Dio…

Durante la prima tappa Maria nasconde il Suo viso dietro le mani, in un gesto che cela il pianto. Durante l’apparizione il volto della Bella Signora è appena visibile a Melania e totalmente impercettibile a Massimino a causa della forte luce che emanava dal viso di Maria. Parlando coi bambini, Ella piange sempre ed è molto triste. Questa afflizione si impadronisce di tutti e due testimoni che ascoltano le Sue parole.

La Madre del Signore che appare a La Salette, rappresenta il Cielo, la nostra ultima destinazione. È afflitta dal fatto che noi abbandoniamo Dio e non accettiamo quello che il Suo Figlio, Gesù, ha fatto per noi. Si addolora anche per il fatto che noi non accettiamo, come invece ha fatto Lei, la grazia di Dio che può far diventare anche noi persone, per le quali «l’Onnipotente ha fatto grandi cose».

A La Salette Maria ci ricorda che il fatto che Ella stia in anima e corpo nel Cielo è anche frutto della grande misericordia di Dio nei confronti dell’uomo. Ella, Immacolata nella Sua Concezione, ha sperimentato in anticipo la misericordia, perché in virtù della grazia è stata preservata dal peccato originale, mantenendo dentro di Sé il riflesso divino nella santità, della quale non è stata privata fin dalla sua concezione.

Noi, invece, possiamo di nuovo ricevere questo riflesso divino anche in virtù della grazia che abbiamo ricevuto. Di nuovo, perché ce ne hanno privato Adamo ed Eva per la loro disobbedienza. A questo punto vale la pena ricordare che ognuno di noi riceve sempre la pienezza della grazia, necessaria per poter, in obbedienza a Dio, beneficiare della libertà di non peccare e mantenere la propria anima immacolata fino al giudizio di Dio.

Maria è per ciascuno di noi l’esempio di una piena corrispondenza alla grazia di Dio, a tal punto che può definirsi Ella stessa l’Immacolata Concezione. Ciò vuol dire che Ella ci ricorda la nostra destinazione, alla quale ciascuno di noi è stato chiamato. E se ognuno di noi fosse obbediente a Dio e non sprecasse alcuna grazia che Dio generosamente e abbondantemente ci dona, sarebbe come Lei, come Maria, senza peccato, perché abitato dalla grazia.

La tristezza di Maria è, allora, la tristezza di Dio, perché vengono ignorati i suoi appelli, affinché l’uomo scelga Dio e la Sua volontà in modo libero e sincero, e in questo modo la condizione dell’uomo va peggiorando. È così perché l’uomo non va alla sorgente delle grazie, cioè a Gesù Eucaristia, ma preferisce sempre l’acqua dalle cisterne screpolate delle proprie forze e delle proprie brame.

Il Volto della Madonna è quello di una rappresentante della Famiglia di Dio, alla quale ciascuno di noi è invitato come fratello e sorella in Gesù. Nonostante questo grande onore, che noi tutti riceviamo scegliendo Dio, non ci comportiamo come membri di questa Famiglia Divina, ma come pecore nere rifiutiamo la nobiltà celeste e la dignità, vivendo lontano da Dio.

Flavio Gilio, MS

Eusébio Kangupe, MS

Karol Porczak, MS

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